#Religione e ballo
L'aspetto folclorico della Santeria è strettamente collegato a quello rituale. Musica e danza hanno un ruolo fondamentale in praticamente tutti i riti della Regla e derivano direttamente dalla tradizione Yoruba africana. Le danze hanno come temi portanti i riti della possessione e del trans e la rappresentazione delle vite e delle gesta dei vari Orishas, ciascuno dei quali viene simboleggiato secondo una precisa iconografia. La tradizione della danza rituale si è poi trasferita anche al di fuori dei rituali sacri, codificata e in un certo senso istituzionalizzata fino a divenire una espressione artistica folclorica, ma non per questo svuotata del suo significato originario. La musica che accompagna i rituali santeri è quasi esclusivamente composta da basi ritmiche e melodie vocali in cui si alterna una voce dominante, detta “diana” o “gallo”, e un coro. Gli strumenti utilizzati sono tamburi e percussioni chiamati Batà, dotati di valenza sacra e custoditi gelosamente assieme agli altri oggetti sacri nelle case-tempio, gli Ilé Ochà, dei santeros e babalawos. Ad ogni Orisha e ad ogni occasione rituale corrispondono sequenze ritmiche e combinazioni di strumenti specifiche che accompagnano lo svolgimento della cerimonia e svolgono in essa una funzione centrale di richiamo per gli spiriti invocati e di offerta agli Orishas. Anche la musica rituale può essere eseguita al di fuori delle cerimonie, come espressione artistica folclorica e, di recente, a Cuba sono sorte diverse istituzioni che hanno lo scopo di recuperare e mantenere viva la tradizione musicale Yoruba. Oltre ai tantissimi gruppi folclorici che operano nel paese, due celeberrimi interpreti dei canti Yoruba (oltre che santeros di fama) sono Lazaro Ros e Mercedita Valdés. La danza altrettanto si ispira ai riti d´origine Yoruba. Ogni santo ha un suo caratteristico movimento che lo distingue dagli altri. Il regime cubano considera queste espressioni artistiche un patrimonio culturale della nazione e le ha quindi elevate a livello accademico, rivalutandone l´importanza anche per una questione politica. La santeria infatti rappresenta un valido strumento di contrapposizione al cattolicesimo. Grazie a ciò sono diventati famosi nel mondo gruppi di canto e danza folklorici, quali il “Conjunto Folklorico Nacional”, “Los Muñequitos de Matanzas”, “Yoruba Andabo” ed il compositore Lazaro Ro
La «Regla de Osha», conosciuta come la Santeria, è la religione più diffusa tra i cubani. Racchiude un insieme di diversi culti ispirati al cattolicesimo, all’animismo, ai riti africani. La sua origine risale alle pratiche animiste dell’etnia africana Yoruba, esportate in Sud-America attraverso il traffico degli schiavi. Alla Santeria, considerata anche magia bianca, si ricorre per risolvere angustie e problemi di tutti i giorni. Esiste un Santo per ogni situazione, in grado di prevedere il futuro, conoscere passato e presente. Ad esempio la dea Ochim è una bella mulatta, simbolo della sensualità e dell’amore.
Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva una eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che andavano in questo modo a non comprendere il ruolo principale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste portate con loro dall´Africa occidentale, li costrinse a trovare una soluzione per aggirare questo divieto e cioè di celare, nel vero senso della parola, dietro l´iconografia cattolica i loro Dei così da essere liberi di adorarli senza incorrere alla crudeltà dell´oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali. “Santeria” è, o è stato, un termine dispregiativo. I praticanti spesso preferiscono altri nomi come Lukumi o Regla de Ocha. Le principali divinità della Santeria cubana sono comunque simili se non identiche a quelle delle altre religioni afro-americane. Si tratta di una sorta di pantheon dove però, oltre alle varie divinità, si trovano dei concetti astratti a dimostrazione di un discreto livello di sviluppo religioso, filosofico e metafisico. Ad esempio la trilogia Olofi-Olordumare-Olorun che semplificando sono il creatore-la legge universale-la forza vitale (una sorta di Santissima Trinità). Sono fonte dell´Aché, il dono, la grazia, l´energia spirituale. Per alcuni non si tratta di una trilogia, ma di un Dio unico, quindi la santeria sarebbe una religione monoteista, e i rimanenti Orishas dei semidei (esseri umani che in vita hanno fatto grandi cose ed una volta morti sono stati eletti al rango di divinità) che impersonificano la natura con funzione di messaggeri della divinità primordiale. Questi ultimi (circa 400 nella religione originale Yoruba, una quarantina nella Santeria, di cui solo una quindicina quelli conosciuti dalla maggioranza dei fedeli) ricordano per contro parecchio la mitologia greca con le varie divinità antropomorfe in guerra, che si rubano le compagne, si vendicano, stuprano, si alleano e si proteggono vicendevolmente. I racconti mitologici di queste divinità, non di rado in contraddizione tra di loro, sono chiamati Pattakìn .
#Gli Orsha
L'aspetto folclorico della Santeria è strettamente collegato a quello rituale. Musica e danza hanno un ruolo fondamentale in praticamente tutti i riti della Regla e derivano direttamente dalla tradizione Yoruba africana. Le danze hanno come temi portanti i riti della possessione e del trans e la rappresentazione delle vite e delle gesta dei vari Orishas, ciascuno dei quali viene simboleggiato secondo una precisa iconografia. La tradizione della danza rituale si è poi trasferita anche al di fuori dei rituali sacri, codificata e in un certo senso istituzionalizzata fino a divenire una espressione artistica folclorica, ma non per questo svuotata del suo significato originario. La musica che accompagna i rituali santeri è quasi esclusivamente composta da basi ritmiche e melodie vocali in cui si alterna una voce dominante, detta “diana” o “gallo”, e un coro. Gli strumenti utilizzati sono tamburi e percussioni chiamati Batà, dotati di valenza sacra e custoditi gelosamente assieme agli altri oggetti sacri nelle case-tempio, gli Ilé Ochà, dei santeros e babalawos. Ad ogni Orisha e ad ogni occasione rituale corrispondono sequenze ritmiche e combinazioni di strumenti specifiche che accompagnano lo svolgimento della cerimonia e svolgono in essa una funzione centrale di richiamo per gli spiriti invocati e di offerta agli Orishas. Anche la musica rituale può essere eseguita al di fuori delle cerimonie, come espressione artistica folclorica e, di recente, a Cuba sono sorte diverse istituzioni che hanno lo scopo di recuperare e mantenere viva la tradizione musicale Yoruba. Oltre ai tantissimi gruppi folclorici che operano nel paese, due celeberrimi interpreti dei canti Yoruba (oltre che santeros di fama) sono Lazaro Ros e Mercedita Valdés. La danza altrettanto si ispira ai riti d´origine Yoruba. Ogni santo ha un suo caratteristico movimento che lo distingue dagli altri. Il regime cubano considera queste espressioni artistiche un patrimonio culturale della nazione e le ha quindi elevate a livello accademico, rivalutandone l´importanza anche per una questione politica. La santeria infatti rappresenta un valido strumento di contrapposizione al cattolicesimo. Grazie a ciò sono diventati famosi nel mondo gruppi di canto e danza folklorici, quali il “Conjunto Folklorico Nacional”, “Los Muñequitos de Matanzas”, “Yoruba Andabo” ed il compositore Lazaro Ro.
Gli orisha sono creature di origine divina (semidèi) che servono da intermediario fra Olorun e la sua creazione. Ogni orisha veglia su alcuni elementi dell'universo. Ognuno di noi ha una madre e un padre orisha. Per scoprirli bisogna ricevere la mano di Orula. Per questa cerimonia chiamata "la mano di orula" bisogna consultare e farsi consultare da un santero, cioè da una persona che abbia ricevuto Ifà.
Vengono sotto descritti alcuni degli Orisha più conosciuti e ballati durante le feste, i riti e le rappresentazioni cubane.
Elleguà
Orisha protettore di viaggiatori, è colui che apre e chiude le strade ed incroci, che quando balla assomiglia ad un bambino dispettoso. Ha le chiavi del destino, apre e chiude la porta alla disgrazia o alla felicità. E´ il crocevia da cui si diramano le strade della vita. E´ il messaggero di Olofin e il primo in tutto. Deve venir salutato prima di tutti gli altri Orisha, è il primo a ricevere le offerte (ma anche l´ultimo, prima del commiato), anche i tamburi iniziano per lui e a lui si deve chiedere il parere prima di ogni divinazione, perchè protegge i cammini delle consultazioni e dei responsi. Cattolicizzato con Sant´Antonio di Padova, con lo spagnolo Nino de Atocha, ma anche con l´Anima Sola. Il suo giorno è il lunedì, ma molti lo festeggiano anche il terzo giorno di ogni mese.i suoi colori sono il rosso e il nero. E´ un Orisha maggiore. E´ il primo del gruppo dei quattro guerrieri (Elegguà, Oggùn, Ochosi e Osun). Incute molto timore perchè ha il controllo su molte cose e spesso agisce secondo capriccio. Può essere spietato se gli si attraversa la strada quando è arrabbiato. E´ anche burlone e giocherellone; può diventare irriverente come un monellaccio, ed è imprevedibile, proprio come il destino. E´ il depositario dell´Ashé, ovvero del potere spirituale.E´ anche simbolo degli opposti.
Questo Orisha, nei riti di divinazione, parla ed è rappresentato attraverso i numeri 3 e 21.
Changò
Dio della virilità, della mascolinità, del fuoco, di fulmini e tuoni, della guerra, Signore dei tamburi batà, della danza della musica. Forse ispirato ad un mitico re Yoruba del regno Oyo. Figlio indesiderato di Yemayà, frutto di uno stupro, ma protetto da Obatalà. Il santo cattolico è come per Obatalà stranamente femminile ed è Santa Barbara. I suoi colori sono il bianco e il rosso. e la bellezza virile. La parola Changò vuol dire problema, infatti rappresenta tutte le virtù e tutte le imperfezioni umane, è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore.
I suoi giorni sono il venerdì e il 4 del mese. Per il suo concetto così ampio della vita e dell´ allegria, si dice che faccia paura ai morti. Di sicuro non vuole conoscere la sofferenza e la pena. I suoi oggetti sono di tipo bellicoso: ascia a uno e a due fili, machete, lancia, daga, una freccia. Gli piacciono le donne e perciò ha innumerevoli avventure amorose e i litigi con i rivali. Ha varie amanti, oltre alle mogli ufficiali: Oyà, Obba Yurù e Ochun. Quando inizia a ballare, comincia a dare dei colpi con la testa, simili a quelli del montone, verso i tamburi; apre gli occhi a dismisura e mostra la lingua; agita in alto la sua ascia e si tocca i testicoli. Poi inizia la danza vera e propria con salti, contorsioni e figure stravaganti. Il suo ballo è guerriero ed erotico con accentuati movimenti della fascia pelvica. Come divinità del fuoco, protegge dalle bruciature e dagli incendi. Ha una collana a grani bianchi e rossi alternati. Il rosso è simbolo di amore e di sangue. Si accompagna sempre ad Elegguà, di cui si dice è Ocanani, che significa fatti di un solo cuore, inseparabili. La natura di Changò trova la sua rappresentazione più evidente nella caduta di un fulmine, nella rapidità con cui il fuoco può divorare ciò che incontra sulla sua strada. La leggenda vuole che le capacità divinatorie di Ifà originariamente appartenessero a questo Orisha, e che questi le abbia cedute a Orula in cambio della bravura nella danza.
Oggùn è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi. Egli è solo l´archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana.Il suo nome significa guerra, distruzione, ma anche medicina, spirito buono e cattivo. Nasce dalle viscere della terra e la sua missione è quella di guerreggiare sempre per tutti gli uomini, nella religione e nella vita, poichè commise la grave mancanza di abusare di sua madre Yemma quando Yemayà gli ha insegnato l´arte amatoria. Obatalà (suo padre) non fece in tempo a maledirlo, perchè fu Oggun a condannarsi da solo, scagliandosi un anatema che gli avrebbe impedito di dormire, durante il giorno e la notte, fin che il mondo sarebbe stato mondo. Si ubriaca con l´aguardiente, per dimenticare. Secondo un´antica Patakì ( leggenda ), sedotto e poi abbandonato dall´avvenente Oshùn, la quale usò le sue grazie al solo scopo di riportarlo verso gli uomini, dai quali si era distaccato per disgusto. E´ incaricato di procurare il nutrimento a tutti gli Orisha. Ha molti contatti con gli Eggun, gli spiriti, e gli piacciono le stregonerie. Fratello di Changò, violento e astuto, è il dio dei minerali, delle montagne, e del ferro in generale. Ufficialmente sposato con Oya, ha perso la moglie che è diventata fedele amante di Changò con cui è in lite perenne.. Sulla terra vive con Ochosi, a fianco della porta di casa perchè nulla di male vi possa entrare. Ha numerosi caminos: dal guerriero forte e barbaro, sino al contadino sedentario. Più vicino alla natura umana che non a quella divina, questo Orisha partecipa a tutte le inquietudini e i difetti terreni, ed è simbolo del quotidiano.Domina le chiavi, le catene, il carcere e il metallo in generale, dal machete sino ai cannoni. Nella spalla tiene una borsa tigrata adornata con molte conchiglie. Si veste di verde e attorno alla vita ha un gonnellino in fibre di palma che proteggono dai mali della vita. La sua collana è a palline verdi e nere alternate. Il suo ballo è molto bellicoso, con un machete in mano, ma rappresenta anche il lavoro, di tipo agricolo o con incudine e martello. Protegge dalla febbre, dagli interventi chirurgici e, in generale, da tutti i danni derivati da metalli ferrosi e da incidenti con perdita di sangue. E´ il protettore di fabbri, meccanici, ingegneri, fisico-chimici e dei militari. I suoi giorni sono il martedì, il mercoledì e il quattro di ogni mese. Viene sincretizzato con San Pietro.
Oggun
Oshùn
Dea dell´amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumiIl corrispettivo femminile di Changò (di cui è amante). Protetta da Elegguà e Yemayà amica di Elegguà che la protegge. Accompagna sempre Yemayà. Vive nel fiume e assiste le gestanti e le partorienti. Viene rappresentata come una mulatta bella, simpatica, brava ballerina e sempre allegra. E´ capace di risolvere, quanto di provocare, liti tra gli Orisha e tra gli uomini. Il suo colore è il giallo, ma gli vengono attribuiti anche il verde acqua e i corallini. Possiede virtù curatrici che mette in pratica attraverso le sue acque e il miele, di cui è la padrona. Il suo fiore preferito è il girasole.Il suo giorno è il sabato. Cattolicizzata come la Vergine “de la Caridad del Cobre” (patrona di Cuba). I colori di Ochun (la cui rappresentazione sincretica è la Vergine della Carità di Santiago) sono il giallo e l´oro, il suo numero è il 5.A lei appartengono i pavoni reali altri uccelli dal piumaggio colorato. Ochun è in sostanza la rappresentazione di vanità e narcisismo. Adora le feste e i balli, i gioielli e gli adorni di ogni genere, soprattutto d´oro.
Obatalà
Primo tra gli Orishas. E´ il santo vestito di bianco che protegge, la mente, la testa. Olofi creò l´universo, ma diede a Obatalà il compito di organizzare il mondo e di creare l´umanità.Divinità pura per eccellenza, ama la pace ed è misericordioso. È il dio del pensiero e dei sogni. Non permette a nessuno di spogliarsi in sua presenza o di pronunciare parole ingiuriose o volgari. E´ l´unico Orisha ad avere sia cammini maschili che femminili. Secondo la sua manifestazione può essere uomo o donna, vecchio e saggio o giovane e guerriero. Cattolicizzato come la Vergine “de la Mercedes”.
Babalù Ayè
Babalú Ayé: Dio guaritore di numerose malattie veneree, della pelle, della lebbra, del colera, delle infermità in genere ecc. Per questo è dunque associato a San Lazzaro. I colori sono bianco e blu. Questo in Africa era il santo principale e più venerato, all´Avana esiste un santuario in suo onore (Rincon), dove si recano ogni anno il 17 dicembre migliaia di infermi. E´ uno degli Orisha più invocati dai fedeli nella Santeria, ma anche dai cattolici cubani. E´ la divinità che ha a che fare con le malattie del corpo, le epidemie, le menomazioni.La raffigurazione di Babalu Aye, infatti, è quella di un mendicante storpio, coperto di piaghe, vestito solo di una poverissima veste bianca. Ma Babalu è anche colui che aiuta chi soffre, il santo a cui tutti chiedono la grazia della guarigione e l´aiuto negli stati di malessere fisico, di problemi di salute propria o di persone care. I suoi messaggeri sono mosche e zanzare, perché portano in giro le malattie.Nel ballo arriva trascinandosi come un malato, avvolto su se stesso e, solo nel finale – dopo aver simulato una specie di rito di “limpieza” (pulizia)
Ochòsi
E´ il terzo membro del gruppo di Orishas denominato Guerreros e viene consegnato assieme a Eleggua, Oggun e Osun, la freccia della giustizia, per proteggere colui che riceve questa iniziazione, per aprire e spianare la sua strada. Ochosi è un cacciatore che, per inseguire le sue prede esplora territori sconosciuti e impervi. Nella gerarchia degli Orisha il suo ruolo è quello di intermediario e interprete per Obatalà, con cui è in stretta relazione. I suoi colori sono il blu e il giallo, la sua rappresentazione materiale è quella di un gallo e la sua collocazione all´interno della casa degli iniziati è in un luogo elevato.
Oyà
E´ la donna preferita di Changò, la padrona del cimitero, è chiamata anche Iyánsá significa che è la madre che partorì nove figli. Lei è il padrona del forte vento, come gli uragani e trombe d´aria. E l´oricha il cui corrispettivo cattolico è la Virgen de la Candelaria (La Purificazione della Vergine), ossia Santa Teresita de Jesús, e la Virgen del Carmen.
Yewa
E´ un Orisha superiore. Vive nel cimitero tra le tombe e dei morti è responsabile per i cadaveri di consegnare a Oya.
Queste alcune delle divinità maggiori della Santeria. Ce ne sono poi un´infinità di minori. Il sistema di credenze Yoruba include un dio onnipotente (Olódùmarè ) e 401 Irúnmöle. Naturalmente non ci sono delle regole univoche su nomi, attributi e leggende (patakkìn di tradizione orale catalogate solo nel XX secolo). I rituali variano a seconda delle scuole liturgiche (reglas).
#Mitologia Yoruba
La mitologia del popolo yoruba è costituita da un vasto insieme di miti e leggende che, in generale, sono anche parte integrante della religione tradizionale del popolo yoruba e dell'itan (il sistema di riferimento culturale della tradizione yoruba). In seguito alla tratta degli schiavi, la mitologia yoruba ha avuto una ampia diffusione anche nelle Americhe, e costituisce uno dei fondamenti della maggior parte delle religione e dei culti sincretici afroamericani, come la Santeria, il Candomblé, l'Umbanda e il Vodun.
La genesi
Dio onnipotente, Olofi, viveva in uno spazio infinito, fatto solo di fuoco, fiamme e vapore densissimi. Era così che Olofi voleva l'universo. Ma venne il giorno in cui si annoiò della solitudine e decise che era arrivato il momento di abbellire quel paesaggio tanto cupo e ostile. Liberò la sua potenza così da far scendere acqua a torrenti. Alcuni elementi solidi si opposero al suo attacco e così si formarono enormi voragini nella roccia: l'oceano vasto e misterioso dove risiede Olokun. Nei punti più accessibili prese dimora Yemayà, vibrante nei suoi colori, l'azzurro e l'argento. Yemayà fu dichiarata madre universale, madre degli Orisha. Dal suo ventre uscirono la luna e le stelle, il secondo passo della creazione.
Olordumare, Obatalà, Olofi e Yemayà decisero che il fuoco, spento in alcune zone, e ancora forte in altre, venisse completamente assorbito dalle viscere della terra, attraverso il temuto e venerato Aggayù Sola, rappresentato dal vulcano e dai misteri delle profondità. Mentre si spegneva il fuoco, le ceneri si sparsero ovunque, formando la terra, rappresentata da Orichaoko, che le diede forza al punto da permettere la nascita degli alberi, dei frutti e delle erbe. Nei boschi si aggirava Osain, con la sua saggezza antica sulle facoltà mediche delle essenze e delle erbe. Nacquero così anche le paludi. Da quelle acque stagnanti si originarono le epidemie, personificate da Babalù Aye.
Yemayà la saggia, la generosa, madre di tutto e di tutti, decise di dare delle vene alla terra e creò i fiumi di acqua dolce e potabile, perché Olofi potesse creare gli esseri umani. Fu così che nacque Ochun. Le due si unirono in un abbraccio di amicizia che diede al mondo un'inestimabile ricchezza.
Olofi decise di ritirarsi e di vivere lontano, dietro il sole, Olorun, e lasciò come suo rappresentante ed esecutore dei suoi ordini Obatalà, il quale creò gli esseri umani. Ma iniziò un vero disastro. Obatalà, tanto puro, bianco e pulito cominciò a soffrire per le intemperanze degli uomini. Stanco di tanta sporcizia, si innalzò per vivere tra le nubi. Da lì iniziò a osservare il comportamento degli uomini e si rese conto che qualcosa non andava. Olofi si era dimenticato di creare la morte.
Del bene e del male
La natura non è né buona né cattiva. Esseri viventi, uomini, spiriti, divinità, pensieri e azioni non sono né buoni né cattivi, non in senso assoluto.
La religione Yoruba non ha comandamenti né un'etica basata su principi assoluti e universali, ma si basa su una spinta apparentemente semplice e banale: la ricerca della felicità. Bene è ciò che rende felici, male ciò che fa soffrire. Questo non significa che l'essere umano sia legittimato a compiere ogni tipo di azione sulla base del proprio benessere o di un egoistico piacere. La felicità dell'individuo, infatti, non esiste se non si inserisce all'interno di un quadro naturale e spirituale armonioso, in equilibrio. Salute, benessere materiale, felicità amorosa sono gli ingredienti fondamentali per rendere un essere umano sereno, ma non sono raggiungibili se gli elementi di cui è composto l'ambiente in cui l'individuo esiste e agisce non sono ciascuno in equilibrio rispetto agli altri. E in questi elementi sono compresi gli altri individui che interagiscono con lui, gli spiriti che lo accompagnano, gli orisha o santi, l'ambiente in cui vive.
Buona diventa perciò ogni azione che si muove verso il raggiungimento di questo equilibrio e cattiva ogni azione che lo rompe o che provoca degli squilibri. Se qualcosa non funziona nella vita di un aderente alla Regla, se è ammalato, se non trova l'amore, se non riesce ad avere denaro sufficiente, la prima cosa da fare è scoprire il punto di squilibrio e la seconda agire con riti o magie per ricomporre il quadro.
Entra in gioco il ruolo della divinazione, mezzo fondamentale della Regla de Ochà non solo per conoscere gli eventi futuri, funzione in realtà secondaria, ma soprattutto per mettere in comunicazione gli individui con il loro mondo spirituale, comprendere i motivi profondi degli eventi presenti e agire in modo da prevenire quelli futuri. I metodi di divinazione sono tantissimi: dal trans di persone particolarmente sensibili al potere di possessione degli spiriti, al lancio di pezzi di cocco e di conchiglie, fino al più elevato e complesso sistema divinatorio Yoruba, chiamato Ifà ed esclusivo territorio di conoscenza e pratica dei babalawos, i messaggeri di Orula.
Saranno gli stessi spiriti e gli Orisha a indicare alla persona le vie da seguire per migliorare la vita, magari anche attraverso alcuni tabù, cose o azioni che la persona dovrà evitare se non vuole incorrere in problemi e difficoltà. Sono questi principi pratici assolutamente quotidiani, che riguardano le abitudini alimentari e i costumi di vita, variabili da persona a persona e sempre espressi sotto forma di consiglio, mai di imposizione. Sono il bene, secondo Ochà.
Brano simbolo che racchiude tutta la magia della santeria è ¿Y QUE TU QUIERES QUE TE DEN? del maestro Adalberto Alvarez inframezzato da canti in lingua yoruba, stessa lingua con cui ancora si officiano i riti. La danza altrettanto si ispira ai riti d'origine Yoruba. Ogni santo ha un suo caratteristico movimento che lo distingue dagli altri. Il regime cubano considera queste espressioni artistiche un patrimonio culturale della nazione e le ha quindi elevate a livello accademico, rivalutandone l'importanza anche per una questione ideologica.
Iya mi ile odo
Iya mi ile odo
Iya mi ile odo
Gbogbo ache
Iya mi sala maa wo e
Iya mi ile odo
Desde el África vinieron
y entre nosotros quedaron
todos aquellos guerreros
que a mi cultura pasaron
Obatalá Las Mercedes,
Ochún es la Caridad,
Santa Bárbara Changó
y la Regla es Yemayá,
va a empezar la ceremonia
vamos a hacer caridad
La casa está repleta y ya no caben más,
y todos se preguntan qué dirá Elegguá:
él abre los caminos, ésa es la verdad,
vamos a darle coco a ver qué nos da.
La gente sale, la gente viene
y todos piden lo que les conviene
Voy a pedir lo bueno para mi mamá
y para mi familia la tranquilidad,
que todo el mundo en esta tierra
se porte bien y se acabe la guerra.
Hay gente que te dice que no creen en na'
y van a consultarse por la madruga'a,
no tengas pena, pide pa' ti,
no pidas cosas malas que te vas a arrepentir
Coro:
¿Y qué tú quieres que te den?
Rosa Zayas: mi madre... ojela bien
Dime qué es lo que tú quieres que te den,
pídele a Changó para que te sientas bien,
desde el África vinieron y entre nosotros
quedaron,
por eso pídele a tus santos, pídele a tus
santos otra vez
Coro:
Voy a pedir pa' ti lo mismo que tú pa' mí
Por si a caso
Si yo sé que nos queremos, cómo no lo voy a
hacer así,
de corazón lo siento yo pediré para ti lo
mejor, lo mejor,
y te repito que yo yo yo yo pediré
y para amarte el camino por siempre en mi vida
encontraré, lo mismo
Coro:
¿Y qué tú quieres, mami?
Santa Barbara Bendita
Ochún es la caridad
Tu Para tener el camino abrierto
Hay que hablar con Elegguá
Asegurate, Asegurate
Con Oggún y con Changó
con eso te gano Yo
Paz y tranquillidad le pido a Obatalá
Señora Omito Nardé mi canto va para usted
“Yanza Jecuagey, Yanza Jecuagey”
Para todo los religiosos de mi cuba y del
mundo
vamos a cantarle a los Orishas
y empezamos por Elegguá
y mira come dice el coro
vaia!
“Elegguá go Elegguá go aña”
ala ala yo Ye ma san nkio
“Elegguá go aña”
“Elegguá Elegguá aso kere-kere me yé”
Elegguá Elegguá elegguara ile bonke
Venimos con Obatalá
pa que nos vez mucha paz y mucha tranquillidad
y mira como dice el coro
Obatalá Ta wiri wiri
Pero dice que Obatalá caballero Ye ta wiri
wiri
Obatalá
Dicelo
ta wiri wiri Ye ta
ta wiri wiri Ye ta
ta wiri wiri Obatalá
(a were were ye ta: ci sarebbe questo che però
è di Yemaya)
Obatalá
ta wiri wiri Ye Ta Ta wiri wiri Ye TA
ta wiri wiri Obatalá
La dueña del mundo
Y te voy a pedir
Yemaya mi madre
Te voy a pedir però mucha
però mucha y voy a pedir
Agua pa’ Yemaya
Però que agua aguita pa’ Yemaya
Agua pa’ Yemaya
“Yemaya asesu asesu Yemaya” (3V)
Agua
Vientos, vientos buenos con la mismissima Oya
Y mira como dice el coro mi cuba baila
“oya oya oya ilé”
“oya mo ba loroke”
Però que voy a irè
Però que voy a irè
“oya oya oya ilé”
“oya mo ba loroke”
“yansá ma tererema”
“yansá ma tererema”
“oya oya oya ilé”
“oya mo ba loroke”
repite
“oyansá ma tererema”
“oyansá ma tererema”
Bueno senoras y senores
pa que yerro no me toque
y yo no toque yerro
te voy a decir una cosa, mira!
Pa’ donde van los hijos de Oggun?
Pa’ la guerra
Oje, però pa’ donde van los hijos de Oggun
caballero?
Pa’ la guerra
Oje pa’ donde me lleva pa’ donde me lleva
Pa’ la guerra
Pa donde (4V)
Tu que eres un santo tan milagroso y todo
poderoso
Mi viejito San Lazaro (BABALU’ AYE’)
Mira como dice el coro
“baba arere”
“baba sorroso”
oye però que baba arere baba sorroso
baba sorroso
“baba arere baba sorroso”
Que te estoy cantando bonito
Y mira Yo como lo gozo
“baba arere baba sorroso”
te estoy pidiendo tu bendicion
por ser un santo tan milagroso
Me voy pa’ la loma, me voy pa’l monte
Y mira como dice el coro l’habana!
Vaya! Como!?
Paloma allì que me lleva pa la loma
Me lleva caminando, Me lleva
Paloma allì que me lleva pa la loma
Anda diciendo la gente que yo tengo una casa
allì en la loma
Paloma allì que me lleva pa la loma
oye però pa que tu me llamas
si tu no me conoces
ahi, que me lleva guarachando
a mi me llevan cumbachando
A no me lleva na, me lleva pa’ la loma (6V)
Camina
Llegò el momento de cantarle a la patrona de
Cuba
Las hijas de Ochún con la mano pa’ arriba
Por ustedes son, ustedes son
que a kete mi orunla
Por que tu baila con tremenda sabrosura
La bendicion de las hijas de Ochún
Que le llega a la ??????
Que llega a la mo????
Mira caballero sensillamente llegó el rey de la
musica
el rey de las mujeres
el rey de el tambor
llegó
Tu saber quien? Changó
Y mira como dice el coro caballero
y dice que
Y el que tenga algo rojo
Que lo saquen
repito Yo
El que tenga algo rojo
Que lo saquen
anda!
Y el que tenga algo blanco
Que lo saquen
Y el que tenga un color de changó
Que lo saquen
Y el que tenga la mano de Orunla
Que la saquen
Y el que tenga cascarilla
que la saquen
Y quien se meta conmigo se meta con changó
Si tu te mete con migo te mete con changó
Yo soy el dueño del tambor
ahi una sunga rungue (?????) (2V)
Conmigo no con changó
No te meta mamasita no te metas mas
Si tu no sabes pa’ que te mete conmigo
Repite mi estribillo (2V)
Echate pa’ alla’ mama
Tu conmigo no
Y que tu quieres mami
Paz y tranquillidad le pido a Obatalá
Señora Omito nardé mi canto va para usted
Yanza Jecuagey, Yanza Jecuagey
Ibború Ibboya, Ibboya Ibbocheché
La casa di mia madre è il fiume
La casa di mia madre è il fiume
La casa di mia madre è il fiume
Tutto il dolore
Mia madre non la guarderà
La casa di mia madre è il fiume
Vennero dall’Africa
E rimasero tra di noi
Tutti quei guerriere
Che attraversarono la mia cultura
Obatalà La grazia
Ochun è la carità
Santa Barbara Chango
E La Regla è Yemama
(sincretismo tra Santeria e Cristianesimo)
sta iniziando la cerimonia
andiamo a fare la carità
la casa è piena e ora non entrano più
e tutti si chiedono cosa dirà Eleggua
lui apre il cammino, questa è la verità
gli daremo del cocco per vedere lui cosa darà a
noi
la gente esce, la gente entra
e tutti chiedono quello che a loro conviene
io gli chiederò cose buone per mia madre
e tranquillità per la mia famiglia
che tutto il mondo in questa terra
si comporti bene e finisca la guerra
c’è gente che dice che non crede in niente
e vanno a fare la consulta la mattina all’alba
non chiedere cose cattive che te ne pentirai
e tu cosa vuoi che ti diano?
Rosa Zayas: mia madre, ascoltala bene
Dimmi cosa è che tu vuoi che ti diano?
Chiedi a Changò perché ti senta bene
Dall’Africa vennero e tra noi rimasero
Per questo chiedi ai tuoi santi, chiedi ai tuoi
santi un’altra volta
Chiederò per te lo stesso che tu chiederai per
me
Se io so che noi vogliamo, come no, lo farò
cosi
Lo sento nel cuore, io chiederò per te il
meglio, il meglio
E ti ripeto, che io io io chiederò
E per amarti il cammino per sempre nella mia
vita troverò, lo stesso
E cosa vuoi tu mami?
Santa Barbara benedetta
Ochun è la carità
Tu per avere il cammino libero
Devi parlare con Elegguà
Assicurati, assicurati
Con Oggun e Changò
Con questo ottengo io
Pace e tranquillità chiedo a Obatalà
La signora Omito Narde il mio canto è per lei
“yanza….”
(parole probabilmente in lingua Lucumi, la
lingua della religione santera, dalla religione
Yoruba in Africa –Nigeria, Congo…)
per tutti i religiosi della mia Cuba e del
mondo
andiamo a cantare agli Orichas
e iniziamo da Elegga
e guarda come dice il coro
dai!
Canto per invocare Eleggua, in lingua Lucumi
Ora veniamo con Obatalà
Perché ci sia molta pace e molta tranquillità
E guarda come dice il coro
Canto per invocare Obatalà, in lingua Lucumi
La padrona del mondo
Ti chiederò
Yemaya madre mia
Ti chiederò tanto
Tanto ti chiederò
Acqua per Yemaya (dea del Mare, madre degli
Orichas, protegge le maternità e i navigatori))
Però acqua, acqua per Yemaya
Canto per invocare Yemaya, in lingua Lucumi
Venti, venti buoni con la stesa Oya
E guarda come dice il coro, Cuba mia balla
Canto per invocare Oya, in lingua Lucumi
Bene signore e signori
Perché l’errore non mi tocchi
E io non tocchi l’errore
Ti sto per dire una cosa, ve
Dove vanno i figli di Oggun
alla guerra
ascolta, però dove vanno i figli di Oggun
cavaliere?
Alla guerra
Ascolta, dove mi porta, dove mi porta?
Alla guerra
Dove?
Tu che sei un santo tanto miracoloso e
onnipotente
Mio vecchietto San Lazzaro (Babalu’aye)
Senti come dice il coro
Canto per invocare Babau Aye, in lingua Lucumi
(Babalu Aye è s.Lazzaro, protegge la salute)
Che sto cantando bene
E guarda come mi diverto
Ti sto chiedendo la tua benedizione
Per essere un santo tanto miracoloso
Andrò per le colline, andrò per le montagne
E senti come dice il coro..L’Habana…
Dai!
Colomba li che mi porta al colle
Mi porta camminando, mi porta
Colomba li che mi porta al colle
Va dicendo la gente che io ho una casa lì, sul
colle
Colomba che mi porta al colle
Senti però perché tu mi chiami
Se tu non mi conosci
Ahi, mi porti guarachando
Mi portando cumbanchando
Non mi porta niente, mi porta al colle
Cammina
È arrivato il momento di cantare alla patrona
di Cuba
Le figlie di Ochun con le mani in alto
Per Voi, per Voi è
….
Perché tu balli con tremenda sabrosura
La benedizione alle figlie di Ochun
Che arriva la…
Che arriva…
Vedi cavaliere, facilmente è arrivato il re
della musica
Il re delle donne
Il re del tamburo
È arrivato
Tu sai chi? Changò..
senti come dice il coro cavaliere
dice che
e chi tiene qualcosa di rosso
che lo tiri fuori
bianco e rosso sono i colori rappresentativi di
Chango
ripeto io, chi ha qualcosa di rosso
che lo tiri fuori
su!
E chi ha qualcosa di bianco
Che lo tiri fuori
E chi ha qualcosa dei colori di Changò
Che li tiri fuori
E chi ha la mano di Orula (speciale tablero)
Che la tiri fuori
E chi ha cascarilla (sassolino da sbriciolare
che protegge, utilizzato in tantissimi riti.
Limpiezas) che la tiri fuori
E chi si mette con me si mette con Changò
(dichiara di essere un figlio di Changò)
se tu ti metti con me, ti metti con Changò, io
sono il re dei tamburi
con me no con Changò
non ti ci mettere tesoro, non ti ci mettere
più
se tu non sai perché ti metti con me
ripeti il mio ritornello
vattene di là mami
tu con me no
e tu cosa vuoi mami?
Pace tranquillità chiedo a Obatalà
Signora Omito Narde, il mio canto è per lei